Bonus 110%, in arrivo semplificazioni e addio alla doppia conformità
Le criticità che fermano il superbonus
Definita una misura essenziale per il rilancio economico del Paese e per il futuro dell’intera filiera dell’edilizia, ora si fanno i conti anche con i numeri reali della maxi agevolazione fiscale. Quelli, in particolare, che ritornano una fotografia di cantieri bloccati, di ritardi nelle autorizzazioni, nelle pratiche amministrative e, soprattutto, con il rischio di non riuscire a concludere i lavori nei termini previsti dalla maxi agevolazione del 110%. Un insieme di criticità più volte sollevate sia dalle i prese sia dai contribuenti e che ora ha portato il governo, anche su sollecitazione del Parlamento, a pensare di mettere mano alla normativa del superbonus. A cominciare dalla regola della “doppia conformità”, che tanto sta frenando la partenza dei cantieri. Ma anche, ed è un’ipotesi che il Parlamento ha già inserito come indicazione del Recovery, due nuove misure, una proroga al 2023 e la trasformazione di questa misura in un provvedimento strutturale e definitivo, meglio se con meno aliquote.
Tutto questo nonostante la nuova accelerazione dei lavori, secondo gli ultimi dati dell’Ance, l’associazione delle imprese di costruzione: nell’ultima settima di marzo gli interventi che hanno raggiunto almeno il 30% dei lavori sono passati da 7.709 a 9.207 (+19,4%) e gli importi da 878 milioni a 1,1 miliardi (+24,1%). A questi ultimi dai si aggiungono quelli dell’ultimo anno, pubblicati dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile: dopo quasi dodici mesi di attuazione è superato il miliardo di euro di detrazioni fiscali ammesse. Dall’inizio dell’anno il numero di interventi ammessi è quintuplicato: oltre 10mila cantieri aperti e, nelle ultime settimane, si registrano tassi di crescita del 44%.
Ora però, la partita del superbonus diventa più complessa, anche di fronte alle scadenze in arrivo, a cominciare da quella del decreto Recovery (con cui si attribuisce al superbonus la funzione di essere un incentivo a raggiungere l’obiettivo dell’efficientamento energetico) e il provvedimento in fase di definizione con le semplificazioni, annunciato in arrivo per la fine del mese.
Le semplificazioni in arrivo
Quest’ultimo fronte, sulle semplificazioni richieste da tutti gli operatori, si sta rendendo necessario anche per via delle difficoltà che stanno arrivando dai numerosi uffici comunali, sempre più in affanno sotto la crescente domanda di atti, certificazioni e autorizzazioni amministrative, e in difficoltà crescente per via di una combinazione di archivi cartacei e personale in smart working che rallenta la loro risposta in tempi ragionevoli alle richieste dei professionisti asseveratori.
Il nodo più vincolante è la «doppia conformità» degli immobili ai titoli urbanistici e edilizi di oggi e a quelli del periodo in cui furono costruiti. Un nodo che sta imponendo ulteriori passaggi burocratici pesanti, finendo per escludere dal beneficio molti immobili per non aver la possibilità di presentare questo documento che superi l’ostacolo della «difformità» al titolo edilizio originario. L’immobile accede al beneficio infatti solo con una precedente regolarizzazione (se è possibile). Per molti degli interventi ammessi al 110% vige infatti il regime di «edilizia libera» che non ha bisogno cioè di autorizzazioni, per esempio, per installazione di pompe di calore, pannelli solari, strati isolanti di copertura.
Il problema quindi si pone, come soluzione da trovare per snellire le procedure e sgomberare gli ostacoli sulla piena attuazione del superbonus. Fra le ipotesi sul tavolo del governo vi è quella di intervenire con un alleggerimento della «doppia conformità»: conformità solo rispetto ai titoli attuali (senza sanatorie di eventuali illeciti penali commessi). E una proposta congiunta per alleggerire la verifica di conformità è arrivata sia da Anci, l’associazione dei Comuni, sia dalle imprese dell’Ance: considerare valide le asseverazioni che riportino esclusivamente gli estremi del titolo edilizio o la data di realizzazione dell’opera. Una seconda ipotesi: ampliare la quota di tolleranza, oggi al 2%, per regolarizzare le difformità. Un ulteriore terza ipotesi sul tavolo prevede di evitare la «conformità» solo per gli interventi assoggettati al regime di edilizia libera. In questo modo, per molti interventi, verrebbe meno la disparità di autorizzazione edilizia.
Le scelte delle imprese e la crescita degli interventi
Questo il quadro di partenza, su cui si innesta anche l’istantanea scattata dal nuovo rapporto del Cesef (il centro studi sull’economia e il management dell’efficienza energetica) che ha fotografato non solo il valore e la portata dell’indotto economico sulla filiera edile, ma anche individuato i punti di criticità che imbrigliano l’intera potenzialità della maxi detrazione, limitazioni fatte di occorre strutturare maggiormente e ove necessario riformare i meccanismi incentivanti. Il superbonus 110%, ad esempio, è una misura straordinaria e particolarmente apprezzata dagli operatori, che anche grazie alla cessione del credito e agli strumenti di finanziamento attivati dal settore bancario potrebbe muovere volumi importanti di investimenti. Ma, come emerge dal monitoraggio condotto dal Cesef, nei primi sei mesi di funzionamento, solo il 7% degli interventi richiesti aveva superato lo scoglio della delibera assembleare e solo lo 0,3% era già concluso. E anche il Cesef rilancia l’urgenza di alcuni provvedimenti per ridare fiato al percorso del superbonus. Per esempio, suggerisce la possibilità di agire sulla durata con una proroga di almeno un altro anno e di ridurre l’eccessiva burocrazia per accedere all’intervento.
Il peso dei costi delle materie prime
Un tema con cui le imprese, in particolare, continuano a fare i conti. Questo nonostante il buon ritorno della misura incentivante. L’ultima indagine di Cna, l’associazione che raggruppa le piccole imprese artigiane, nel 57% dei casi legati ai comparti della installazione di impianti, dell’edilizia e dei serramenti registra un impatto positivo, sulla propria attività, dell’introduzione delle agevolazioni come il superbonus 110%. «Ma su questa ripresina - sottolinea una nota - pende una sorta di spada di Damocle: la fiammata delle materie prime». E quasi il 70% del campione teme una riduzione dell’effetto espansivo delle agevolazioni legata all’aumento dei costi. Secondo l’indagine del centro studi Cna, infatti, gli incentivi stanno avendo «un effetto benefico anche sulla organizzazione delle imprese, mettendole nelle condizioni di accrescere competenze e catalogo» con il 27,8% che ha assunto nuovo personale.
A minacciare la portata espansiva delle agevolazioni però c’è il rincaro dei materiali che «il 72% delle imprese addebita, in parte o del tutto, ai comportamenti speculativi della catena di fornitura». Quasi quattro imprese su cinque (il 79%) del campione segnalano aumenti nei prezzi. Nel settore delle costruzioni gli aumenti più importanti riguardano i metalli (+20,8% annuo), con punte che superano il +50%; i materiali termoisolanti (+16%); i materiali per gli impianti (+14,6%) e il legno (+14,3%).